Ludo Ergo Sum – Responsorium breve

Sull’immedesimazione, la complessità e il valore della ricerca.

Questa rubrica è nata con uno scopo non dichiarato, quello di intercettare idee e proporre spunti per un dibattito serio e strutturato, che non guardi tanto (non solo) alla pratica dell’hobby – che ognuna e ognuno segue nelle modalità e nei tempi più consoni al proprio temperamento e che ci auguriamo ne tragga l’unica cosa importante: il divertimento – quanto più all’aspetto teorico della pratica ludica. Da umili scribi e dilettanti giocatori quali ci siamo fin da subito dichiarati, fa molto piacere notare una certa vivace accoglienza nei meandri delle piazze e dei vicoli in cui si insinuano le proiezioni virtuali del nostro pensiero.

Il mezzo che abbiamo scelto, la breve trattazione sulle pagine virtuali di questo blog, ci sembrava e continua a sembrarci il più consono per conseguire lo scopo non dichiarato di cui accennavamo in apertura. I social e la loro frenesia, uniti alla fruizione automatica e distratta che la prassi comune ha ormai loro riservato nella quotidianità della maggior parte degli utenti, non crediamo possano essere luoghi su cui instaurare un dialogo costruttivo o anche solo continuativo. Dialogo dal quale non ci sottraiamo, anzi a cui invogliamo: su questo blog, oppure nei contatti che trovate nella nostra sezione biografica. Pubblici o privati, siamo ben propensi ad accettare commenti e critiche, e a tentare di dare una risposta, nei limiti delle nostre possibilità intellettuali. Ciò non vuol dire che non seguiamo gli sviluppi delle discussioni già originate e avviate dalle nostre parole, e ad alcuni delle quali avremo piacere di rispondere.

Fin troppo lusinghiero ed estremamente generoso nei complimenti è stato Riccardo Masini, divulgatore e studioso che fa notare “qualche oscillazione terminologica su rappresentazione e simulazione”, sottolineando inoltre come al concetto di immedesimazione sia preferibile quello di coinvolgimento. Per quanto riguarda la prima obiezione, è vero: il rigore di chi scrive non è mai troppo. Nel prosieguo ci ripromettiamo di essere più precisi e meno equivocabili nelle scelte terminologiche e nelle definizioni. Per quanto riguarda la questione sul termine coinvolgimento, continuiamo a preferire la sfumatura che al concetto dà il termine immedesimazione: ci sembra più pregnante da un punto di vista epistemologico, laddove troviamo che coinvolgimento sia più adeguato alla descrizione dell’esperienza ludica in sé. 

Un’altra critica che ci riempie di gioia e di cui non siamo certamente degni è quella di Andrea Angiolino, studioso e preclaro game designer, che porta in esempio il suo celebre “Wings of Glory” per dimostrare come incertezza e libertà, utilizzati con criterio nella progettazione, favoriscano l’immedesimazione senza aumentarne il livello di complicazione. Siamo assolutamente d’accordo, e ancora una volta dobbiamo fare ammenda per la poca precisione terminologica: ciò che intendevamo dire era appunto che un’esperienza libera e incerta sia più appagante, e complesso qui è usato per sottolineare la profondità che una meccanica sapientemente implementata può conferire al gioco, di contro alla complicazione della proliferazione di dati che, al netto di una maggiore precisione, rallenta il flusso di gioco e rompe l’illusione del giocatore-attore.

Altrove leggiamo, raccogliendo e sintetizzando vari interventi di coloro che hanno commentato il pezzo in condivisione su altre piattaforme, che, al netto di precisazioni sul binomio rappresentazione/simulazione, su cui siamo sempre pronti ad entrare nello specifico qualora ci venisse rivolta una questione precisa, allo scritto (o a chi scrive) mancherebbe un elemento fondamentale, ovvero esperienza nella pratica ludica – su cui sarebbe sempre meglio concentrarsi piuttosto che parlare a vanvera.

Ora, così come non è detto che un critico d’arte padroneggi le capacità tecniche dell’autore delle opere che analizza, così chi si cimenta in uno studio critico sui giochi non pretende di avere l’abilità del designer o l’esperienza del giocatore professionista: semplicemente non servono ai fini della ricerca. Su queste pagine consideriamo il gioco, come dicevamo d’ouverture (link), nel suo aspetto di oggetto culturale, e pertanto proviamo ad analizzare come esso sia influenzato e a sua volta influenzi la cultura che lo produce, verso cui è diretto e in cui è fruito.

L’esperienza, presa da sola e come valore assoluto, è la chiave per il solipsismo e non porta a nulla se non nel privato di chi la detiene: le pagine pubbliche di questa rubrica non sono interessate alla dimensione intima del gioco, ma alla sua dimensione comunicabile, analizzabile e criticabile. Con questo non vogliamo assolutamente arrogarci il diritto di arbitri infallibili: come abbiamo dichiarato, la ricerca è in fieri e siamo lieti di venir smentiti, sbugiardati e corretti.

Fallisci ancora, fallisci meglio: l’errore è il nostro pungolo, croce e delizia e ci indica la via. Sbagliare vuol dire che c’è ancora molto da imparare e da conoscere, che è esattamente quello che ci interessa.

Ad ogni modo, siamo contenti e sorpresi di questa accoglienza calorosa e, in attesa delle prossime riflessioni che speriamo di riuscire a pubblicare con regolarità sulle pagine di questo blog, invitiamo tutte e tutti ad usare questo strumento – attraverso la sezione commenti – o i nostri contatti (che trovate nella sezione biografica) per continuare il dibattito.

Umilmente vostro,
Tommaso