Due chiacchiere con Enrico Acerbi
Poi ch’ebbe sospirando il capo mosso,
«A ciò non fu’ io sol», disse, «né certo
sanza cagion con li altri sarei mosso.
Ma fu’ io solo, là dove sofferto
fu per ciascun di tòrre via Fiorenza,
colui che la difesi a viso aperto».
Ogni tanto torna la mia rubrica “Due chiacchiere con… ” colei che è saltuaria, indipendente, viva e caotica esattamente come me. Forse non sono sempre due le chiacchiere, forse sono quattro. Dopotutto (cosa c’è dopotutto?) sono l’uomo a cui l’oggi stringe al collo come ‘l cappio alla condanna, cui il passato s’aggroviglia alle budella e mi rintorsa e il cui futuro altr’ è che lo presente assai veloce e a me difficil’ da sostare!
Poetico vero? No? Poco male. Era una mera scusa per introdurre il graditissimo ospite di oggi ovvero Enrico Acerbi, niente popò di meno che il co-autore di Inferno il nuovo capitolo della serie Levy & Campaign ideata da quel geniaccio di Volko Ruhnke (autore della serie COIN e di Labyrinth) e prodotta da GMT Games. Inferno, quindi Divina Commedia, quindi Dante Alighieri, Montaperti, Farinata… un intro poetico era il minimo. Vi ho risparmiato le rime, le terzine incatenate o endecasillabi vari ma soprattutto eventuali. Ordunque ringraziatemi e gioite di ciò!
A parlare ora saranno dunque, ora, i vostri occhi che tradurranno in lettura le parole della (spero) bella intervista che vi propongo. Consentitemi solo di citare un’ultima volta il sommo. Buona lettura.
<<Lo strazio e ‘l grande scempio che fece l’Arbia colorata in rosso, tal orazion fa far nel nostro tempio>>
(EG): Buongiorno e benvenuto sulle pagine virtuali di BoardGameItalia. Per tutti nostri lettori che non ti conoscono ti andrebbe di dirci chi è Enrico Acerbi?
(EA): Avendo 70 anni mi illudo che mi conoscano in molti. Scherzi a parte sono uno storico, nel senso che scrivo, ho scritto, saggi storici, ma anche un medico immunoematologo in pensione. Ho iniziato a creare board-wargames dal 1978 circa. Ho scritto parecchio sulla Grande Guerra sul fronte italiano e sulle campagne e battaglie napoleoniche; ora mi sto dedicando alla guerra di Successione austriaca.
(EG):Da medico in pensione a paziente che la pensione la sogna: qual è oggi lo stato di salute del wargame in Italia?
(EA): Mah, mi viene da dire peggio che in Spagna e in Francia (non cito la Germania dove si gioca per lo più Euro credo). Ci sono pochi editori, anche se di qualità e si promuove molto poco il prodotto nazionale, contrariamente a quello che fanno gli altri paesi.
(EG): È da non molto arrivato sui tavoli italiani il tuo ultimo lavoro “Inferno” ovvero il terzo episodio della fortunata serie “Levy & Campaign” partorita dalla fervida mente di Volko Ruhnke. Come nasce questa collaborazione?
(EA): Nasce molto casualmente quando mi innamorai della profondità storica di Nevsky, il primo della serie. Avendo già creato una grossa ricerca storica (dal 1980) sulla Toscana del 1200-1300 e vari giochi sul tema, pensai di adattare il tutto al periodo di Montaperti pubblicando alcuni disegni sul web. Questo fu notato da un amico, italiano, di Volko che ci mise in contatto inserendo la lotta tra Guelfi e Ghibellini nella serie. Gli inviai il gioco completo di grafica e regole in inglese che fu completamente sistemato e riplasmato dal gruppo di playtesting (e da Ruhnke) con i quali ero in contatto su Discord.
(EG): Inferno porta con sé un titolo “importante” perché possiamo dire che, delle tre cantiche da cui è composta la Divina Commedia, questa è la più nota. Chi ha scelto il nome del gioco? Esiste una relazione tra il titolo e l’appeal che questo doveva avere nell’immaginario, oltre, chiaramente, al rimando alla battaglia di Montaperti?
(EA): Il primo titolo era molto generico poi ci mettemmo a pensare una parola ad impatto. Diciamo che la proposta fu mia e fu subito accettata da Volko, in quanto la parola Inferno è comunque ben presente anche nell’immaginario anglosassone. Inferno ovviamente ricordava Dante e le lotte in Toscana tra Guelfi e Ghibellini, il famoso verso su Montaperti ecc. L’impostazione che partiva dal titolo però era molto più ampia e riguardava anche la promozione di un aspetto della cultura medievale italiana del tutto sconosciuta in USA (vedi i molti nomi italiani, delle unità e degli eventi, mantenuti come erano o vedi il titolo “dantesco” degli scenari).
(EG): Personalmente trovo sia molto importante che la nostra storia (che poi è in parte la nostra cultura), anche attraverso il gioco da tavolo, arrivi il più lontano possibile. Come è stato recepito Inferno oltre oceano?
(EA): Dai riscontri è stato accolto più che bene. Credo sia molto piaciuta l’alea d’instabilità politica che rende il gioco divertente. Guelfi e Ghibellini sono comunque figure abbastanza note nel mondo anglosassone anche se non hanno colpito Hollywood.
(EG) La serie Levy & Campaign ha di certo portato una ventata di nuovo nel mondo del Wargame così come fece la serie COIN ormai dieci anni fa. Entrambe hanno il fattore Ruhnke. Quanto l’introduzione del Board Wargame ha spostato gli equilibri all’interno della comunità dei wargamers?
(EA) È una domanda a cui è difficile rispondere perché non conosco statistiche o numeri da poter usare per avvalorare una o l’altra tesi. Chi viene dai giochi da tavolo ha accolto con entusiasmo queste feritoie aperte nel tradizionale “hex and counters”, chi invece viene dalla tradizione del wargame storico SPI – Avalon Hill spesso non ama queste alternative. Io credo siano un segno evidente di creatività e di idee innovative, senza le quali il wargame “hex & counters” è destinato a ripetersi in una sequela di regolamenti monotoni e obsoleti, che si differenziano da quelli degli anni ’70-’80 solo perché mediamente meno dettagliati. Credo che, in realtà, Volko abbia creato due nicchie ulteriori tra gli appassionati, nel senso che non credo sia automatico che chi ama un COIN possa passare sempre ad altri sistemi, ma che tenda a rimanere fedele a quella tipologia di gioco. Personalmente sono legato all’Hex and counters, ma cerco sempre di introdurre nuove soluzioni o idee.
(EG): In questo nuovo episodio, i giocatori che hanno provato Nevsky e Almoravid cosa troveranno di differente? Il bello di questa serie è che si è riusciti a creare dei micro mondi tutti differenti rendendo i titoli di base uguali ma poi in realtà profondamente diversi.
(EA): Per I primi tre episodi Inferno è, senza dubbio, il più facile da approcciare. La sua parola d’ordine è “imprevedibilità” ovvero la possibilità che una corretta pianificazione del reclutamento e delle operazioni siano ostacolate da rivolte, voltafaccia e tradimenti. La Toscana è inoltre un ambiente molto più ristretto, del Baltico o della penisola iberica, per questo motivo i giocatori dovranno preoccuparsi molto meno dei rifornimenti e molto di più di evitare mutamenti di indirizzo politico che possano interrompere le vie logistiche. Eventi, rimozione di Signori, la conquista delle roccaforti e il languire dei prigionieri possono aggiungere carte tradimento al mazzo di comando di un giocatore; quello che programma la campagna militare. L’uso di quella carta (una tantum) all’interno del piano-campagna consentirà da un lato di far scatenare ribellioni o dall’altro di corrompere un vassallo nemico, portandolo con le sue forze sul proprio quadrante in mappa. Un ultimo particolare medievale presente in Inferno è la possibilità di tenete prigionieri i cavalieri nemici per ottenere riscatti in denaro.
(EG): Sicuramente Nevsky ha delle difficoltà intrinseche legate alla geografia del terreno su cui si svolge il gioco. Nella mia recensione scrissi che era un gioco faticoso. Inferno è sicuramente più “frizzante” con l’aggiunta delle imprevedibilità di cui sopra. È soddisfatto del suo prodotto e cosa è stato tolto, se c’è qualcosa che è stato tolto, tra le regole o le idee che aveva proposto?
(EA): Non è stato tolto assolutamente nulla e sono molto contento di questo. Alcune mie regole sono state spostate in moduli diversi ma l’anima del gioco è rimasta completamente inalterata.
(EG): Se dovesse consigliare ai nostri lettori dei wargame quali sarebbero nelle seguenti due categorie:
- Un gioco creato da Enrico Acerbi
- Il gioco preferito di Enrico Acerbi
(EA): Un mio gioco? Consiglierei “Moravian Sun” forse perché sono affezionato alla battaglia di Austerlitz. Il mio gioco preferito è sempre stato “Napoleon’s Last Battles” forse perché era l’unico a cui vincevo spesso (non è importante la competitività, solo se vinci è meglio). Tra le recenti novità cosa potrei consigliare? Per un giocatore non esperto consiglierei di acquistare un numero della rivista Parabellum – con il gioco che lo ispira di più -, per un giocatore o un gruppo più attrezzato consiglierei uno dei card-driven della Compass sulle guerre del XVII-XVIII secolo.
(EG): Hai accennato alla guerra di successione Austriaca nei progetti futuri. Uno dei must wargame degli ultimi anni è Maria. Cosa ne pensi?
(EA): Mi piacerebbe fare alcune battaglie con le regole di Piacenza 1746, che credo sia un buon regolamento per il periodo, per quanto sempre migliorabile (tra l’altro ha una delle più belle mappe che mai ho visto e non l’ho fatta io). In realtà ho parecchio giochi (almeno 20) già pronti da testare, ma bisognerebbe trovare qualcuno che voglia pubblicarli. Maria è un bel gioco come Friedrich, ma ha troppe astrazioni nella simulazione storica. Infatti gli americani lo considerano “un brillante Eurogame”. Randomizzare con le carte da Poker era una genialata. L’ussaro zolletta di zucchero fa un po’ tenerezza. In breve bello da giocare ma non spiega il periodo storico, se lo volessi usare in classe con gli alunni.
(EG) Grazie per essere stato con noi. È stato un vero piacere.
(EA) Figurati, anzi spero che si possa ancora interagire spesso.
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