Due chiacchiere con Nestore Mangone
Bella rigaz! Oggi torno ad intervistare che è poi una delle mie attività da blogger preferite! Dopo aver avuto il piacere di parlare di wargames con Riccardo Masini due ricchissime puntate, oggi siamo virtualmente con Nestore Mangone autore, tra gli altri, di Newton. Abbiamo parlato della progettazione di giochi da tavolo, della sua attesissima prossima creazione e di tante altre cosine! Vi auguro una buona lettura e spero che i suoi spunti di riflessione possano stimolare voi come hanno fatto con me.
Ciao Nestore e benvenuto a questo angolo delle interviste. Che poi sarà acuto? Convesso? Confesso: non lo so. Perché lo chiamiamo angolo non è dato saperlo ma torniamo in noi perché essene fuori può essere pericoloso.
Da amante dei giochi e delle parole ho letto un tuo post intitolato: Giocare è fondamentale, ma non serio.
Partiamo da qui: cosa balla su questo sottile filo conduttore?
Progettare giochi da tavolo è un’esperienza straordinaria, ma fare qualcosa con cognizione di causa è sempre meglio. Sto leggendo alcuni libri interessanti che mi hanno ispirato delle considerazioni sul mondo dei giochi da tavolo e non solo; ma soprattutto mi hanno costretto a pormi delle domande di carattere generale. Cosa è il giocare, dove ci porta? Mi piace condividere il processo che mi conduce alle mie risposte; risposte che sono tutt’altro che oro colato, non sono uno psicologo né un sociologo, interpreto le cose e ne parlo cercando di essere umile.
Ho letto che per uscire da una situazione di scarsa vena produttiva hai utilizzato la corsa. Ecco, è una questione di genere e volevi dire corso? O sei un altro di quelli che durante il lockdown s’è riscoperto maratoneta e panettiere? Illuminami ma soprattutto insegnami visto che io non corro nemmeno mai un rischio.
Ho sempre amato la corsa sin da ragazzo, ma anche l’alcol e l’heavy metal, che ho finito per frequentare più spesso. Sto diventando vecchio per le ultime due cose e quindi ho l’occasione di concentrarmi sulla prima. Corro senza badare troppo ai tempi e alle distanze: corro, senza ansia da prestazione, fino a un punto poi torno indietro correndo, semplice. Certo mi informo sul modo più giusto per farlo, non sono uno sprovveduto, ma lo faccio senza vanità e senza eccessivi tecnicismi. Correre e giocare sono attività arcaiche per la nostra specie, attività in cui ci si riesce davvero a ritrovare, almeno con me funziona.
Pensa che invece l’alcol io l’ho scoperto ora, presunto astemio per una vita mi bastò un “per bacco!” Attività arcaiche dici, quanto è vero. Mi sento così quando propongo di giocare a neofiti. Secondo te cosa, nonostante l’incremento della produzione di GDT, ci rende ancora dei vecchi bacucchi dinanzi a quelli che “no dai, tutto ma non un gioco da tavolo!”
Guarda, io vecchio bacucco non mi sento per nulla, e neanche strano o diverso, perché il gioco ha una quantità immensa di possibili forme, nessuna delle quali inferiore alle altre. Non c’è niente di speciale nel passare il tempo a giocare ai Coloni di Catan piuttosto che suonare la batteria o giocare a calcetto. Mia madre fa quadri con collage di tessuti, c’è una vera differenza tra quell’attività e io che gioco a Escape the Dark Castle da solo invece di lavorare, a parte che lei è in pensione e può permetterselo? L’importante è ritrovare il proprio “disimpegno” così da vivere la propria esistenza in maniera più felice. Noi lo facciamo con i giochi in scatola non siamo né migliori, né peggiori.
Hai amici migliori dei miei! Scherzo siete fantastici! Tu dici “Creare un gioco non è di per sé un gioco” ebbene, ti posso, assicurare che nemmeno giocare un GMT lo è. Però mi piace il tuo spunto e credo che sia quello che tutti pensiamo quando gente come voi ci fa strippare dietro una serie di regole, regolette e regoline che “convivenza” scansati proprio. Quanto è divertente lavorare su qualcosa ove gli altri giocano? Più di un ginecologo?
Lavorare su un gioco può essere estremamente divertente ma può portare a lunghi periodi di frustrazione e di carico di lavoro eccessivo, come del resto tutti i lavori creativi! Siamo in una fase dove tutti vogliono giochi, tutti vogliono giocare, c’è un’inflazione di prodotti e, per come la vedo, si inizia a delineare anche una stagnazione dei contenuti. Se non ci fossero queste problematiche creare giochi sarebbe sempre meraviglioso. Sul discorso della quantità eccessiva di regole possiamo sintetizzare dicendo che il pubblico ha esigenze sempre più stringenti, alcune “dinamiche negative” non sono tollerate e vanno corrette, è molto difficile correggere qualcosa togliendo, aggiungere una pezza è spesso più semplice che ricominciare a cucire l’abito intero. Per questo il mio obiettivo è sempre quello di lavorare su una meccanica soddisfacente che faccia emergere dinamiche semplici ma coinvolgenti, è una sfida entusiasmante ogni volta.
Sulla stagnazione di contenuti mi trovi d’accordo. Inoltre fagocitiamo giochi ma paradossalmente non li giochiamo. O meglio, mi sembra che viviamo un momento di consumismo ma non di consumo. Stiamo correndo verso il “che figo, ho la kallax piena guardate che bello!”. C’è una correlazione tra la psicosi da “scontistica” e l’acquisto compulsivo di giochi, probabilmente, non indispensabili?
Se ti dicessi che sto scrivendo un articolo che parla proprio di questo? Il problema è spinoso e complesso soprattutto per un addetto ai lavori che campa in pratica di questo mercato in espansione. In linea di massima c’è un rapporto tra energie spese e piacere ricevuto dai giochi che non porta sempre a un bilancio positivo. Ma è più complicato di un mero calcolo tra soldi spesi e ore giocate. Se ci pensi anche il collezionismo è una forma di gioco. Bisogna capire cosa si vuole da questo hobby e non tutte le persone vogliono necessariamente la stessa cosa. Avrò modo di chiarire meglio il mio pensiero.
Nasce prima la meccanica di un gioco da tavolo oppure prima il tema? Ma soprattutto hai mai avuto una di quelle visioni mistiche che ti rivelavano l’avvento di una delle più grandi idee della tua vita che poi si è rivelata una ciofeca?
Inizio sempre dalla torta sacher, vorrei andare a mangiarla in Austria. Per quanto riguarda le ciofeche: per ogni gioco che ho pubblicato ce ne sono nove che sono stati cestinati. Essere un professionista significa anche avere la freddezza, la determinazione e l’onestà di valutare il proprio lavoro e decidere quando è il caso di fare un passo indietro e usare meglio le proprie forze. Adesso comunque ho un’idea che mi frulla in testa da settimane e potrebbe essere potenzialmente un capolavoro… potenzialmente.
Bhe, ora vogliamo una finestra sulla tua visione ma soprattutto qualche bella storiella sul tuo nuovo attesissimo titolo Autobahn.
Autobahn probabilmente è il gioco più particolare attualmente nel mio repertorio, perché ha una forte interazione indiretta ed è anche molto aperto a strategie e scelte diverse. Il giocatore non è lontanamente guidato dal gioco, se non fosse per la carta efficientamento il gioco darebbe ben pochi input iniziali. Lo scopo però è chiaro da subito: concorrere a costruire il sistema autostradale; le premesse sono semplici, ma per vincere bisognerà ottimizzare ogni azione perché potresti fare un sacco di cose interessanti, per poi scoprire di avere i tuoi impiegati nella parte sbagliata degli uffici. È un gioco abbastanza originale e certe volte spietato. Magari non è una storiella divertente ma rende l’idea!
Con questa breve intervista ho voluto toccare argomenti diversi partendo dai tuoi spunti che, personalmente, ho trovato stimolanti. Ora voglio chiudere in bruttezza, non solo mettendo una mia foto (cosa che purtroppo per i lettori avviene ogni articolo) ma ponendoti una domanda banale e facendoti scegliere tra uno dei tuoi pargoli. Qual è la tua creazione migliore? E perché?
La mia creazione migliore ancora deve venire; preferisco sempre guardare al futuro, però il gioco a cui rigioco più spesso attualmente è Newton. Ogni partita è un rompicapo che richiede un livello di attenzione altissimo per ottimizzare al massimo le azioni. Tra qualche settimana dovrebbe invece essere annunciato Stupor Mundi, un gestionale a cui tengo particolarmente per via della sua lunga e travagliata gestazione; tra l’altro è un gioco “difficile” e sono curioso di vedere come verrà accolto.
Grazie davvero per aver partecipato a questo angolo di parole stondato che spero possa interessare i lettori allo stesso modo di come hai interessato me. Ci si vede su qualche autostrada? Magari per Vienna così ci facciamo una sacher che all’età nostra rimane una delle poche cose che possiamo farci!
Grazie a te. Per andare in Austria aspetterò un altro po’, ma quest’anno conto di farmi tutte le fiere e convention che posso!
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