Una partita a …. “Carpe Diem”
Giocando a Carpe Diem la prima impressione che ho avuto è stata quella di giocare ad un gioco perfetto, dove tutto aveva un senso e dove non c’era una cosa in più o in meno, ma tutto era in perfetto equilibrio; ci sono giochi ridondanti di azioni, regolamenti prolissi o, peggio ancora, pieni di errori, giochi dove tutto ti sa di già visto, beh, questo no! In Carpe Diem ho trovato qualcosa di veramente originale e fresco da meritare un posto privilegiato nella mia libreria.
Questo mio articolo non vuole essere una recensione, (se volete capire come si gioca vi lascio il tutorial del nostro Cercatore di Perle a questo Link) ma una descrizione e un resoconto della mia ultima partita, una sorta di esperienza di gioco.
In Carpe Diem siamo catapultati indietro nel tempo, nell’antica Roma del 1 a.C., dove influenti patrizi gareggiano tra loro per primeggiare come migliori costruttori del proprio quartiere. Non si bada a spese: ville, alloggi, mercati, fontane, tutto ha un senso in questa ricostruzione storica della città. Ciò che conta però è, come sempre, alla fine della partita, chi ha totalizzato il maggior numero di punti vittoria. Cogliere l’attimo o, meglio, la tessera giusta al momento giusto, è la chiave di volta nella riuscita di questa impresa.
Bene, iniziamo! Dopo aver preparato il setup per due giocatori, io e il mio “prode” marito ci avventuriamo tra le strade di Roma. Inizio io. Pesco la prima tessera, una villa con due camini aperta in 3 lati e, piazzandola, mi accorgo di aver già fatto il primo errore: allargando lo sguardo mi accorgo di essermi già bruciata molti obiettivi della cornice….ma come, è il primo turno, puoi recuperare, direte voi…. beh non è così scontato e, soprattutto, non è così facile; ma andiamo avanti. Mio marito punta dritto alle tessere paesaggio (tra le carte obiettivo ce n’è una che dà molti punti) e inizia a costruire campi vari che gli fruttano pollo, pesce, ecc. Io cerco di recuperare il gap iniziale puntando alle tessere Artigiano che mi permettono di aggiungere una tessera in più se le completo. Mi accorgo ben presto di non poter soddisfare i requisiti del punteggio del primo round o, per lo meno, non di entrambe le carte, e mi affretto a cercare pane più possibile. Me ne occorrono 3, ma io ne ho soltanto 2 e quindi, nel primo parziale, vengo penalizzata di 4 punti; altri 4 punti li faccio con l’altra carta e quindi chiudo il primo round con 0 punti, non male! Mio marito ne fa 8. Ottimo. Altro giro, altra corsa. Rimettiamo le tessere e stavolta inizia lui. Gli obiettivi delle carte ci spingono a costruire paesaggi; mio marito punta agli alloggi del mercante e, ricavando risorse dai terreni piantati, ne converte subito il frutto in monete, utilissime nei conteggi di fine round. Io mi ostino invece a ricavare pollo, pesce e uva, ma mi accorgo ben presto che la sua strategia lo porta a sopraffarmi anche nel secondo turno. Terzo round. Di nuovo io primo giocatore. Ho molte tessere incomplete e questa nuova tornata di edifici non combaciano molto bene con le mie mancanze. Mi butto sui camini, c’è una tessera obiettivo non ancora tappata e sono sempre utili a fine partita. Mio marito invece riesce a ricongiungere anche la tessera più improbabile e grazie all’amministratore si porta notevolmente avanti anche sul tracciato pergamene, quindi sarà di nuovo lui a scegliete la tessera obiettivo. Se mi prende quella dei camini sono finita. Fine 3* round. I camini mi salutano da lontano e totalizzo 2 miseri punti per i due pani e i due pesci di cui sopra. Mio marito fa 12 punti: camini e monete gli forniscono tutto ciò di cui ha bisogno. Ultimo round. Sento la sconfitta sempre più vicina. Rimane ancora qualche risorsa da poter utilizzare e provo a chiudere stavolta qualche tessera combinata ai punti di cornice. Poca roba ma sempre meglio di niente. “Il mio prode” sembra sempre un passo avanti a me e il suo quartiere mi sembra sempre più verde….o era l’erba del vicino? Beh comunque anche questo parziale si risolve a suo favore e il punteggio finale, mi da l’ultima beffa; per un camino non riesco a chiudere una mega villa da 16 camini che mi avrebbe fruttato almeno 25 punti. Mio marito chiude a 93, io a 45. Pessima, pessima partita, ma davvero gran bel gioco.
Come ho detto all’inizio, in questo gioco ogni cosa ha un posto e tutto ha un senso. Vuoi spostarti in un posto vietato? Prendi del pane. Ti manca una risorsa? Sostituiscila con una moneta. Sei indietro sul tracciato pergamene? Costruisci un alloggio amministratore. Poche cose ma fatte bene, questo è ciò che mi ha lasciato questo gioco. Giocabile benissimo in qualsiasi numero di giocatori da 2 a 4, grazie alla possibilità di togliere le tessere in eccesso. Consigliato ad un target di giocatori esperti ma godibile pressoché da tutti. Longevo? Beh direi sicuramente di si, anche senza la necessità di espansione, perché le carte obiettivo (molte) e le tessere, sempre posizionate random, non raccontano mai una partita uguale all’altra.
Quindi questo gioco non ha aspetti negativi? Purtroppo si invece, ma nulla di grave. La grafica non aiuta nelle prime partite a riconoscere i diversi campi ed edifici vari, bisogna farci un pochino l’occhio. E la presenza di monete rappresentate da carte davvero non mi è piaciuta, tant’è che dopo la prima partita, ho sostituito le carte con delle fiches da pocher. Molto meglio.
Concludo questo racconto dicendo che se Carpe Diem è stato candidato al Kennerspiel des Jahres nel 2019 un motivo ci sarà stato e, anche se non ha vinto, questo riconoscimento lo merita tutto. Stefan Feld è sempre una garanzia ed i suoi gioielli non puoi far altro che collezionarli.
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Ringraziamo @thegametable per le bellissime foto.
Amante dei giochi da tavolo nonché neomamma!